Ti è mai capitato di sbadigliare subito dopo un amico? O di avere degli incontrollabili spasmi muscolari davanti ad un bel film splatter? Non preoccuparti è tutto nella norma! Questi comportamenti sono dovuti ad una modalità di risposta automatica molto antica presente anche negli animali. Il primo a descrivere queste facilitazioni di risposta fu l’olandese Nicholas Tinbergen, ma solo successivamente venne approfondito il reale funzionamento di queste risposte automatiche, grazie alla scoperta di una particolare tipologia di neuroni: i neuroni a specchio
Cosa sono i neuroni a specchio?
L’osservazione dei neuroni a specchio e del loro funzionamento avvenne per la prima volta nel cervello delle scimmie, in particolare nella corteccia premotoria ventrale. Evitando di perderci in parolone incomprensibili, a noi basta sapere che tale ricerca registrò un’attivazione di questo circuito di neuroni ogni qualvolta la scimmia effettuava un’azione o osservava un individuo che la metteva in atto. Successivamente, lo stesso circuito venne scoperto anche in diverse parti della corteccia cerebrale umana, compresa l’insula ed è quest’ultimo meccanismo dell’insula anteriore ad essere fondamentale per i processi empatici: ci consente, infatti, di comprendere le emozioni altrui e di riviverle noi stessi.
Attiva le emozioni? La pubblicità fa bingo.
Perchè vi dico questo? Perchè ovviamente queste conoscenze sono sapientemente utilizzate in ambito pubblicitario. Un esempio recente è quello dello spot della Sensodyne (video in basso) nel quale una sequenza di immagini ci mostra alcune persone che reagiscono con dolore ad una bevanda fredda: “Riconosci questa sensazione?”, ci dice lo spot.
Si, la riconosco e solo a pensarci mi vengono i brividi. L’azienda produttrice di dentifrici ha centrato in pieno il funzionamento dei neuroni a specchio:
- Vedo le espressioni facciali di dolore
- Si attiva il circuito di neuroni a specchio dell’insula anteriore
- Recupero i ricordi legati a quella sensazione
- Percepisco io stesso quella sensazione
- Manifesto la stessa espressione facciale che ho appena visto
Fantastico, no? Ci immedesimiamo così tanto in questa sensazione che il Sensodyne quasi quasi lo compriamo perchè ne abbiamo bisogno. La domanda che sorge spontanea è: “La sola visione di una faccia con una qualsiasi espressione emotiva è abbastanza per scatenare il desiderio all’acquisto?” Ovviamente no. Bisogna tenere a mente un elemento fondamentale: l’emozione che si vuole suscitare nello spettatore deve essere coerente con il bisogno che il prodotto intende soddisfare. Cosa significa? Per esempio, se voglio vendere un gelato o uno yogurt, certamente non mosterò un volto sofferente, ma opterò per un’espressione di piacere (anche con una punta di erotismo) per massimizzare l’effetto: la Müller segue questo principio, affiancandolo al suo famoso slogan “Fate l’amore con il sapore”.
E voi? Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di farvi convincere dai vostri neuroni a specchio?