Quanti di voi hanno pensato di vendere online, ma si sono fermati al pensiero della burocrazia da affrontare per ottenere le autorizzazioni? E quanti di voi si sono fatti prendere dal panico all’idea di dover aprire una Partita Iva? Non preoccupatevi! Non si tratta di nulla di trascendentale: come per ogni attività, anche la vendita di prodotti online necessita di alcune autorizzazioni. Ma niente paura: queste sono facilmente ottenibili negli enti preposti. Fino ad ora ho affrontato tematiche legate all’aspetto esteriore e all’organizzazione visuale dell’e-commerce. Oggi risolveremo insieme alcuni dubbi “tecnici e pratici” in materia di vendita online. Tutto ciò che segue DEVE ESSERE APPROFONDITO CON UN COMMERCIALISTA, CIÒ CHE È SCRITTO NEL PRESENTE ARTICOLO RIGUARDANTE L’ASPETTO BUROCRATICO E FISCALE È MOLTO GENERICO.

Posso vendere senza Partita Iva?
La risposta è: dipende. Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare una differenza tra vendita/prestazione occasionale e vendita/prestazione continuativa. Prima di addentrarci meglio nella questione, sottolineano l’importanza di affidarsi sempre ad esperti commercialisti e di settore per evitare qualsiasi sanzione. Adesso cominciamo! Per la vendita online, tale differenza sussiste solo in merito ai servizi (consulenze, servizi nformatici, etc.) e non ai beni materiali. Quindi, se volete vendere dei prodotti fisici, l’unica cosa che dovete sapere è che l’assenza di Partita Iva per questo genere di attività è tollerata solo per i beni di seconda mano (per i quali è sufficiente rilasciare una fattura con i propri dati personali) e per le vendite su marketplace,per le quali vale il concetto di “prestazione occasionale”. Ma quali sono i criteri per definire una prestazione occasionale?
Le prestazioni occasionali, si caratterizzano essenzialmente come:
- Compenso annuo non superiore a €. 5.000;
- Durata non superiore a 30 giorni l’anno con lo stesso committente.
Tutto ciò che non rientra in questi due criteri, che sia vendita di servizi o di beni su marketplace, è definita prestazione continuativa dunque è necessaria la Partita Iva. A questo punto, chi vende o vorrebbe vendere beni materiali si starà chiedendo: non è meglio vendere su marketplace come Amazon o Ebay invece di aprire un proprio E-commerce?
Meglio in proprio o su Marketplace?
Come ho già detto, la vendita di beni materiali non rientra tra le attività professionali, ma commerciali quindi è comunque necessaria la Partita Iva. Questo però non è vero in ogni situazione. Infatti, un’altra domanda che la gente si pone molto spesso è: “Posso vendere su Amazon senza Partita Iva?” La risposta è semplice: il soggetto che effettua vendite occasionali su eBay o Amazon può evitare di aprire Partita IVA fino ad un reddito non superiore a 5.000 euro annui (informatevi con un commercialista prima di svolgere qualsiasi azione, questo articolo è solo per darvi un’idea del percorso) Fatta questa premessa, dal mio punto di vista, non esiste una soluzione migliore tra il vendere in proprio o su marketplace. La scelta di una o dell’altro percorso è legata a diversi fattori come obiettivi, quantità di beni da vendere, occasionalità della vendita, etc. Inoltre, entrambe le soluzioni possono integrarsi in un unico percorso. Se non volete sovraccaricarvi di responsabilità e non avete ancora le idee chiare, vendere su un marketplace come Amazon potrebbe aiutarvi a capire meglio il mercato in cui volete muovervi e il target a cui vi rivolgete. Insomma, la vendita su marketplace rappresenta un primo step che potrebbe condurvi all’apertura di un vostro negozio online.

I vantaggi di questa strategia? Meno rischi, visibilità maggiore, meno costi (per chi vende meno di 40 prodotti al mese c’è una percentuale, 1 euro, che incide su ogni vendita, per vendite superiori si parte da un fisso mensile di circa 40 euro) e l’aiuto di un marchio importante come Amazon. Inoltre sono da non sottovalutare le minori preoccupazioni e l’assenza di problemi riguardanti sito, dominio, hosting e quant’altro. Gli svantaggi? Sei immerso in un contesto fortemente competitivo. Insomma, il possibile acquirente avrà davanti il tuo prodotto affiancato da centinaia di prodotti simili dei tuoi competitors; inoltre il tuo marchio rischia di rimanere nell’ombra, di non riuscire mai ad evolversi e prendere il volo. Prima o poi sentirete il bisogno di avere uno spazio vostro.
Il primo passo: aprire la Partita Iva… e informatevi con un commercialista!!
Arriva il momento in cui ci siamo stancati di vendere solo su Amazon: vogliamo mantenere l’account di venditore sul Marketplace, ma abbiamo bisogno di uno spazio dedicato al nostro brand. Il primo passo per iniziare la nostra attività di vendita online è effettuare la richiesta di attribuzione della Partita Iva. Se non ne avete una (tranquilli, basta andare da un commercialista e si occuperà lui di tutto; il prezzo è variabile, ma non dovrebbe superare i 100 euro) o richiedere l’aggiunta del codice ATECO 52.61.0 se avete già un negozio fisico (da valutare anche il codice
47.91.10 per il commercio a dettaglio). Questo codice si riferisce al commercio per corrispondenza (comprendente anche il commercio elettronico). Dove fare questa richiesta? Potete recarvi direttamente all’ufficio Iva o chiedere al vostro commercialista.
Abbiamo la Partita Iva… e adesso?
Da questo momento in poi dovrete affrontare il seguente iter (ovviamente fatevi guidare da un esperto commercialista!)
- presentare al Comune la SCIA (Segnalazione Certificata di Inzio Attività), indicando il settore merceologico prescelto e dichiarando di essere in possesso dei requisiti per intraprendere l’attività commerciale.
- Lasciar trascorrere almeno trenta giorni da quello in cui la richiesta di autorizzazione è stata presentata al Comune.
- Presentare la denuncia di inizio attività alla Camera di Commercio, indicando tutti i dati dell’attività nel modello S5;
- comunicare all’Agenzia delle Entrate l’indirizzo del sito web e i dati identificativi dell’internet service provider con indicazione del codice ATECO;
- indicare nella home page del sito web, in evidenza, il proprio numero di P.IVA, anche se il sito è utilizzato solo per fini pubblicitari (risoluzione n. 60 del 16/05/2006);
- nel caso di commercio all’ingrosso, chiedere la registrazione presso la Camera di Commercio competente;
Avete le idee più chiare? Ovviamente, come ogni attività, anche l’e-ecommerce necessita di alcune “scartoffie”, ma non per questo dobbiamo fermarci ancor prima di partire! Il consiglio più importante? Informatevi, studiate e affidatevi ad un buon commercialista!